Westie Categoria: Racconto
Scritto da: Glengarry (Albaforever)


I Confini della Realtà



L’immensa astronave si muoveva silenziosa nel silenzio dell’Universo.
All’interno del suo guscio di purissimo argento i suoi abitanti sedevano stanchi dinnanzi al vetro di diamante che li isolava dal nero esterno.
Nonostante l’arredamento fosse comodo e lussuoso erano amareggiati.
In fretta avevano dovuto lasciare il loro amato pianeta, Khalba, ormai in preda alla distruzione assoluta. In fretta i sopravvissuti avevano raccolto le loro cose ed erano partiti per l’ignoto a bordo della nave spaziale che li avrebbe condotti chissà dove.

-Comandante- chiese con voce roca il signore di Khalba- dove troveremo una nuova casa per i miei amici?-
-Non lo so, signore-rispose il comandante pallido in volto. Anch’egli aveva paura.
L’universo era infinito e sebbene la loro civiltà fosse arrivata ad uno stadio elevatissimo in tutti i campi, grazie soprattutto all’intelligenza suprema delle loro menti, il buio rappresentava anche per loro una vera incognita.
-Forse troveremo un pianeta che possa fare al caso nostro, signore. Un pianeta dove non ci siano abitanti. In teoria il nostro astronomo lo ha rilevato. E’ un piccolo pianeta che si chiama Marte. Lì dovremo trovare un habitat uguale al nostro dove possiamo trovare cibo ed acqua.
-Ma quanto disterà, comandante? I miei amici sono ormai stanchi e delusi. Hanno dovuto lasciare tutto il loro passato a Khalba- la sua voce era davvero provata.
-Signore, anche io ed il mio equipaggio è unito a voi dalla sorte. Spero davvero che troveremo presto questo nuovo pianeta e che possa accoglierci come suoi nuovi abitanti.
Lo sguardo del signore di Khalba si pose con affetto verso i suoi amici. C’erano donne, bambini, anziani, uomini giovani e giovani coppie. Vecchi saggi li accompagnavano con la loro cultura.
-Signore- lo interruppe il comandate dai suoi pensieri- non saremo soli. Abbiamo i nostri poteri che ci aiuteranno, possiamo leggere nelle menti e nel cuore degli altri, possiamo vedere oltre le altre dimensioni. Vedrete, ce la faremo.
Il signore di Khalba si sentì meglio. Ci sarebbe stato un futuro, e presto.

Il tempo passò come passa sempre nell’universo, un attimo potrebbe essere un secondo come un anno.
Il comandante stava finalmente riposando quando si senti scuotere.
-Comandante, presto, la nave spaziale ha un’avaria- era la voce del suo vice-dobbiamo tentare un atterraggio di fortuna!
-Come? Cosa è successo?-l’allarme si impadronì delle sue vene e della sua voce. Numerose vite erano nelle sue mani.
-I tecnici ci stanno provando signore, ma non riusciamo a capire. Forse della polvere di stelle si è insinuata in uno dei nostri propulsori. Se non riusciranno a ripararlo entro poco dovremo tentare in altre maniere.
Il comandante cercò di stare calmo ed andò subito in cabina a controllare. Nel grande computer di bordo individuò subito lo schermo della mappa celeste. Il pianeta Marte era molto lontano.
-Dove finiremo, se non riusciranno a sistemarlo? Chiamate subito il signore di Khalba.-la sua voce si era fatta quasi isterica.
Il signore di Khalba arrivò subito. Il suo volto era terreo. Come potevano essere così sfortunati?
-Signore, abbiamo molta paura. Forse non ce la faremo ad arrivare a destinazione. I tecnici stanno lavorando ma abbiamo poche speranze.- Il comandante spiegò subito al nuovo arrivato la situazione.
-La mia gente, che ne sarà della mia gente?-la voce del signore di Khalba era straziata dal dolore-Comandante, dobbiamo portarli in salvo. Troviamo un posto dove poter atterrare. Ci sarà un posto nell’universo dove potremo vivere?
-Signore, c’è un altro pianeta ma è abitato. Non sappiamo a quale grado di civiltà sia arrivato. Noi non possiamo mescolarci alla sua gente, non possiamo lo sapete bene. I nostri poteri sono profondi ed antichi.-il comandante cercava disperatamente nella sua testa una soluzione pronta al problema, ma non era facile.
-Non abbiamo alternative, comandante. Sbarcheremo in quel pianeta, abitato o no. Non posso lasciare che la mia gente muoia rischiando che la nave spaziale si disintegri od esploda. Facciamo il possibile-La voce del signore di Khalba era risoluta.
-Agli ordini, signore- ed il comandante diede disposizioni per il cambiamento di rotta. I tecnici riportarono la notizia che l’astronave ce l’avrebbe fatta ancora per circa 1 AU. Forse ce l’avrebbero fatta.

Il viaggio continuò come se niente stesse succedendo. Il signore di Khalba aveva informato la sua gente del problema e loro, fiduciosi nel loro signore, erano pronti per l’ennesima sfida. La vita e la sopravvivenza del loro popolo era al primo posto.
-Signore, dovremo esserci fra poco.-Il comandante aveva riacquistato la sua lucidità.-Cosa faremo una volta laggiù?-
-Vedremo, comandante. Magari gli abitanti di questo pianeta sono ad uno stadio involutivo. Sarà facile allora per noi. Decideremo una volta atterrati.
Dall’immenso computer di bordo arrivò il segnale che il pianeta era stato avvistato. Ancora poco ed una nuova speranza sarebbe divenuta certezza.
Si udì improvvisamente un rumore assordante. Tutti gridarono e si affollarono nella sala comandi, spaziosa come una cattedrale in quel momento era gremita.
-Signore, signore, aiutateci, cosa sta succedendo- le grida si alzavano da tutti i punti della sala, angosciate e forti, lacrimose ed impaurite-
-Comandante, cosa succede- il signore di Khalba arrivò senza fiato-
-Signore, ora i tecnici mi hanno informato che il propulsore ha de finitamente ceduto. Dovremo atterrare d’urgenza. Per fortuna eravamo in dirittura d’arrivo. Tenteremo un atterraggio di fortuna ma ce la faremo.-il comandante avrebbe fatto il possibile per non deludere il suo signore.
-Comandante, impiegherò tutta la mia volontà per far sì che l’atterraggio andrà a buon fine, costi quel che costi.-il signore di Khalba ne era convinto.

E poi tutto successe in un frastuono vorticoso di luci e colori, scintille di argento esposero nell’idrogeno stellare ed il buio divenne ancora più intenso. Il comandante cercò di tenersi saldo alla sua postazione ma non ce la fece, si alzò poi per cercare di trattenere saldo il suo signore, sentiva nelle sue orecchie urla e grida…Il signore di Khalba pensò e diede ordine immediato alla sua volontà: fai addormentare subito i miei amici. E poi fu silenzio ed oscurità.
L’enorme astronave, in un boato di luce, atterrò fortunatamente senza esplodere. Al loro interno i suoi abitanti, addormentatisi improvvisamente, continuarono a dormire inconsapevoli del loro destino.
Il comandante si svegliò senza ricordi precisi. Nella confuzione della sua mente ricordava a malapena gli ultimi avvenimenti. Ah, c’era stato l’atterraggio di fortuna. Si alzò con calma e si guardò attorno. Tutti dormivano. Solo lui ed il signore di Khalba erano desti.
-Signore, siamo vivi?-domandò con voce incrinata.
-Sì comandante, ce l’abbiamo fatta, anche se chissà dove siamo capitati?-il signore di Khalba sembrava felice ed ansioso allo stesso tempo.-Ora usciamo di qui, lasciamo la nostra gente dormire e cercare di riposare, chissà cosa gli aspetterà…ho memorizzato nella mia mente tutti i dati possibili sugli abitanti di questo pianeta. Ora avremo subito la certezza se qui ci sarà la nostra fine od il nostro inizio- La porta immensa dell’astronave non aveva riportato danni. Si aprì al comando del comandante ed i due si trovarono subito avvolti da una luce abbagliante e chiarissima.
Sbattendo le palpebre, sentirono addosso ai loro mantelli un forte vento, ma era piacevole e fresco e profumava di buono, di vita.
-Signore, da quello che ho appreso questa luce si chiama luce solare e proviene dalla stella che viene chiamata Sole. E questa aria è il vento. Questo profumo che sentite proviene da queste cose che si chiamano alberi e sono verdi. Anche la terra sotto di noi è verde e si chiama erba. Ma ora vediamo se riusciamo a trovare un abitante. Ma davvero qui sembra come essere nella nostra antica terra.

I due scesero con trepidazione di pochi passi e girandosi videro che l’astronave era atterrata sopra una collina di erba, attorniata da alti alberi. Scendendo la collina videro dinnanzi a loro un paesaggio fantastico: un lago di acqua azzurra e scintillante rifletteva la luce del sole, i prati che lo attorniavano erano verdi come pietre ed uccelli enormi volavano piroettando sopra gli alberi che circondavano il lago.
Decisero di scendere vicino all’acqua, dove avevano scorto attività, sicuramente avrebbero trovato vita.
In quel mentre, un vecchio colonnello in pensione stava pensosamente seduto sulla riva del lago fumando la sua pipa. Era triste, molto triste.. Si sentiva spesso solo. Da poco tempo era morto il suo adorato cane, per un incidente di caccia. E gli mancava, eccome se gli mancava, dannazione! Fra tutti gli amici che aveva quello era il più fidato. Ed ora non c’era più.
Immerso nelle sue riflessioni non sentì la presenza delle due figure scese dalla collina.
Questi si avvicinarono senza farsi notare alla solitaria figura appoggiata alla barca.
-Signore, ecco, questo è un abitante del pianeta dove ci troviamo. Possiamo guardare nella sua mente e vedremo se le caratteristiche di questa civiltà possono confacersi con i nostri desideri.
-Certo comandante, speriamo bene. Ora vedo.-il signore di Khalba chiuse gli occhi e per un momento la scena dinnanzi ad esso parve fermarsi nell’eternità. Nulla più si muoveva. Poi riaprì gli occhi.
-Ed allora signore, cosa avete visto?-chiese impaziente il comandante.
-Comandante, ho letto nella mente di questo abitante ed ho visto. Possiamo fermarci. Abbiamo trovato casa. Finalmente. Qui saremo al sicuro. Ho letto nella sua mente ed ho visto amore, fedeltà, bontà, coraggio, onestà e dedizione. Tornate subito a svegliare la mia gente e portateli qua. Siamo al sicuro.

Il comandante corse subito verso la collina, felice ed esultante. Una nuova casa per tutti loro li aspettava.
Piano piano il signore di Khalba si diresse verso la figura che continuava a fissare verso il lago.
-Buongiorno, io sono il signore di Khalba.-disse rivolto a questi-sono qui per chiedere la vostra ospitalità.
Il vecchio colonnello si girò verso la montagna che sovrastava il lago. Un ciuffo giallo di ginestre gli impediva la vista nidita ma gli parve di vedere, com’era abbagliato dal sole, un qualcosa muoversi nell’erba. Aveva udito una voce od aveva sognato? Sospirando si diede del matto. La morte improvvisa del suo cane lo stava rendendo pazzo.
Ma poi si accorse che c’era davvero qualcuno. Intensi occhi neri come il carbone lo stavano fissando. Ma allora non stava sognando!
-Buongiorno-ripetè la voce del signore di Khalba. Però subito si accorse che la figura non poteva capirlo, la sua lingua gli risultava incomprensibile. Ed allora la sua volontà si insinuò nella mente del vecchio colonnello dicendogli: io ti sono amico. Ho la mia gente da salvare. Veniamo da tanto lontanto, dai confini dell’universo. Ti prego aiutaci. Ti ripagheremo con il nostro amore, altro non vogliamo. Non abbiamo più casa né posto dove andare, la nostra astronave è precipitata e non riusciremo a ripararla. Il nostro viaggio finisce qui. Siamo nelle tue mani. Ho visto con la mia mente che la tua gente è buona, possiamo fidarci, tu sei un loro rappresentante. Aiutaci.
Il colonnello si senti percuotere fin nell’intimo. Quegli occhi sapevano parlare, gli avevano appena inviato un messaggio importante anche se non capiva cosa, gli risultava nebuloso ma qualcosa si stava insinuando dentro di lui. Ora la sua vita non sarebbe stata più la stessa.
Si sentì rispondere al nuovo venuto, a quegli occhi che gli sondavano l’anima. E queste furono le sue parole: ti puoi fidare, di me ti puoi fidare, non vi lascerò soli e mi prenderò cura di te e della tua gente. Per sempre.
Poi scosse le palpebre e mise a fuoco la figura dinnanzi a lui. Ed il suo sorrisò si aprì come un fiore in primavera. Oggi aveva fatto bene a venire giù al lago. Era la sua giornata fortunata. La vita gli aveva di nuovo aperto uno spiraglio ed improvvisamente non si sentì più solo. Aveva ritrovato la gioia di vivere. Aveva ritrovato un nuovo amico. O vecchio? Non lo sapeva.

Il comandante, che stava scendendo dalla collina, si arrestò improvvisamente dinnanzi a quella scena e diede ordine ai suoi simili che lo seguivano di fermarsi. Potevano procedere? Potevano fidarsi?
Il signore di Khalba si voltò versò di lui e gli fece cenno di avvicinarsi. Tutti assieme.
Il colonnello sbarrò gli occhi! Non poteva crederci! Non era la sua giornata fortunata, era la Fortuna che gli stava venendo incontro! Ed allora si mise a ridere, una risata felice e gioiosa e buttò il cappello piumato in aria felice come un bimbo. Nella sua mente aveva il vago ricordo che doveva ora prendersi cura di molte vite ed era un impegno serio, per tutta la vita. Ma ce l’avrebbe fatta, era vecchiotto sì’, ma non poi così tanto! Ed ora era felice! Come mai lo era stato prima.
Si chinò piano verso l’erba e piantò i suoi occhi in quei due neri che lo fissavano. E disse: benvenuto. Qui sarai e sarete al sicuro. Ecco la vostra nuova terra. Ecco la vostra nuova casa.
E chinandosi del tutto raccolse fra le braccia una creatura celestiale che apparentemente sembrava fatta di pelo bianco irsuto e che pesava come uno dei suoi adorati cani. Il signore di Khalba. Il quale, felice di aver messo al sicuro la sua gente, sorrise nella sua maniera al nuovo amico, leccandogli un orecchio. Il colonnello fischiò ed il signore di Khalba parlò nella sua lingua e tutta la sua gente, con il comandante in capo, seguì felice il vecchio nobile signore.

-Ah dimenticavo, caro nuovo amico, io mio chiamo Donald, colonnello Donald Edward Malcolm. Ti aspettavo sai, me lo aveva detto un mio vecchio amico che mi ha lasciato poche settimane fa. Mi aveva detto che non mi avrebbe lasciato solo. Ed ora siete in tanti! Ma qui sarete felici.
Il signore di Khalba strizzo l’occhio al suo comandante e questi gli sorrise di rimando.
Ne era stato sicuro fin dall’inizio, fu la sua risposta.



Glengarry (Albaforever) e Lori



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Westie 17/04/2013 alle 23:08 Deejay (UgoB) ha scritto:
Regina, che storia avvincente ed emozionante!!

Westie 17/04/2013 alle 08:58 Alfred (maripaola) ha scritto:
Brava zia !!! per fortuna ci sei tu che ci racconti queste belle storie !!! un abbraccio grande i tuoi nipotini

Westie 16/04/2013 alle 06:57 Thea dei Melograni (paola) ha scritto:
Glen e Lori , ci avete lasciato senza fiato ! Che fantasia , che delicatezza nel raccontare , che finale sorprendente !!!

Westie 15/04/2013 alle 20:57 Due Stocco (Martapi2005) ha scritto:
Cara glen non abbiamo sbagliato ad eleggerti nostra regina.... Come te, non c'e nessunaaaaaaaaaaaa !
E' una storia bellissima e in tutta Franchezza penso Che sia anche vera !!!!!

Westie 15/04/2013 alle 17:26 Momo (momo) ha scritto:
Regina Glen....è un racconto bellissimo.... letta così..... la storia è tutta un'altra cosa.!!!!!!!

Westie 15/04/2013 alle 15:04 Ariel (Ester) ha scritto:
Bellissimo... l'arrivo dei nostri antenati sulla terra, l'incontro con il colonello Malcolm... solo una regina poteva sapere queste cose! Grazie Glen

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